Elaborazione del lutto

Elaborazione del lutto Alba

Il sentimento di dolore che si prova a causa della perdita di una persona cara è un momento che - prima o poi - ogni individuo è costretto ad affrontare nel corso della sua esistenza: che si tratti di un amico, di un parente o di una persona che ha rivestito un ruolo importante nella propria vita, è importante che il soggetto possa integrare e accettare la mancanza che fa seguito all'inevitabile cambiamento, al fine di essere pronto a inserirsi nuovamente nel mondo esterno. I forti sentimenti e gli stati mentali di innegabile frustrazione, rabbia e sofferenza che si accompagnano a tale stato di cose dovrebbero essere compresi in virtù dell’accettazione di un tema che rimane strettamente connesso al lutto: la morte. Da presenza silenziosa e inconscia che pervade l’essere umano, in caso di una perdita essa si manifesta a gran voce e richiama l’attenzione in maniera brutale - e spesso terribile - sulla caducità della vita.

A tal proposito, abbiamo deciso di aprire una breve panoramica in merito agli studi - sia storici che recenti - che hanno segnato la comprensione di una dinamica psicologica tanto comune e difficile da sostenere in autonomia: l’elaborazione del lutto passa attraverso differenti fasi di consapevolezza che sono state analizzate in virtù della loro costante attinenza con il reale. Com’è possibile far fronte ad un’emozione tanto struggente e violenta? C’è un metodo attraverso cui riempire lo stato di vuoto che attanaglia moltissime persone ogni anno? Per rispondere in maniera accurata e scientifica ai quesiti che ci siamo posti, abbiamo deciso di scavare nella ricerca accademica passata e a noi contemporanea; ecco cosa ne è venuto fuori.

Elaborazione del lutto: le fasi e gli studi storici in merito

Le prime ricerche in merito alla sintomatologia post-lutto vennero proposte da H. Lindermann nel 1944 dopo un incendio che coinvolse il Night Club Coconut Grove di Boston; analizzando in maniera particolareggiata le reazioni più frequenti che si manifestarono nei familiari e negli amici delle vittime, lo scienziato poté stilare una prima lista di elementi comuni che comprendevano:

  • preoccupazioni riguardanti l’immagine del defunto;
  • disturbi somatici di vario tipo;
  • sensi di colpa nei confronti della persona persa;
  • perdita della capacità funzionale preesistente;
  • cordoglio particolarmente acuto;
  • shock e incredulità;
  • tendenza ad assumere tratti caratteriali tipici della persona che era venuta a mancare.

In aggiunta a tale forma primaria di reazione difensiva vennero analizzati anche elementi fortemente critici che concernevano forti sensazioni di rabbia, negazione dell’avvenimento e acuta forma di sofferenza che aveva portato moltissimi soggetti ad un ripiegamento su sé stessi, con un conseguente allontanamento dal mondo esterno. Ma cosa hanno in comune queste manifestazioni e com’è possibile inquadrare nell’ottica di un quadro clinico che possa agevolare una fase terapeutica di cura e superamento del forte trauma emozionale?

Lutto e sua elaborazione: la proposta teorica di J. Bowlby

Passi in avanti vennero compiuti a partire dagli studi del noto ricercatore londinese J. Bowlby - medico, psicoanalista e psicologo - pioniere di una forma di comprensione dell’essere umano che partisse dai primari assunti freudiani per giungere ad una caratterizzazione olistica e mai riduzionista del soggetto. Cosa significa questo, in altre parole? In linea generale il ricercatore divide l’elaborazione di un forte lutto - a cui il soggetto rimane fissato - in 4 fasi principali:

una prima fase di disperazione acuta, caratterizzata da un senso di stordimento e di rifiuto della perdita subita;
una fase di forte ricerca della persona che è venuta a mancare, attraverso una forma di reazione psicosomatica che colpisce il soggetto coinvolto dal lutto;
una fase disorganizzativa;
infine, una fase di riorganizzazione a partire dall’accettazione di una mancanza concreta e tangibile nella propria vita. Questa consapevolezza deve essere re-inclusa e re-integrata nel proprio mondo personale e interpersonale.

Insomma, dalla breve storiografia che abbiamo curato per consentire al lettore di comprendere le principali ricerche scientifiche in merito al lutto e alle sue manifestazioni è possibile affermare che:

  • il lutto si caratterizza per la presenza simultanea di varie emozioni spiacevoli che comprimono e soffocano l’individuo;
  • il lutto deve essere accettato a partire da una lunga fase terapeutica che sappia cogliere l’origine di fenomeni somatici e psicologici altamente frustranti e depotenzianti.

Elaborazione del lutto: l’accettazione terapeutica e il lavoro psicologico

Di conseguenza, qual è il modo migliore di affrontare un lutto? Rispondere in maniera definitiva a tale quesito risulta essere quasi impossibile, in quanto i fattori che concorrono alla sofferenza del soggetto devono essere analizzati in virtù della loro predominanza. L’obiettivo della clinica si concentra in ordine cronologico sulle fasi psichiche che Bowlby descrive nei suoi lavori: lo scopo è la ricostruzione di una nuova struttura di significato in cui il soggetto possa riconoscersi anche senza la presenza concreta della persona che viene a mancare. Sebbene la sofferenza sia spesso un ostacolo per il superamento positivo dell’approccio terapeutico, è anche vero che sono molte le tecniche che i professionisti usano per sostenere passo dopo passo la persona colpita, così da aiutarla nel ritorno alla propria vita <<sana.>>

Le sedute diventano un momento di forte raccoglimento in cui l'individuo può recuperare i frammenti del proprio passato che provocano un maggior senso di colpa e di frustrazione, di sofferenza e di confusione emozionale; il terapeuta, di contro, ha il compito di agevolare l'accettazione di tale stato di cose attraverso la creazione di un nuovo orizzonte di possibilità pensato ad hoc per il paziente. Il lavoro <<archeologico>> di recupero costante del materiale clinico, quindi, è lo scopo tanto della persona in lutto quanto dello psicologo che vuole ottenere risultati concreti e duraturi, senza necessità di follow-up.

In linea generale, potremmo riassumere gli obiettivi psicoterapeutici in alcuni punti validi genericamente, comuni ad ogni indirizzo clinico che viene applicato in seduta:

  • intervento di validazione sulla sofferenza causata dal’assenza della persona;
  • abbassamento della percezione del danno subito;
  • ricostruzione di una realtà in cui il soggetto non è solo ente passivo che re-agisce ma elemento attivo che agisce;
  • trasformazione delle credenze che vengono rese più flessibili e dinamiche.

Elaborazione del lutto: quando diventa patologico

La maggior parte dei soggetti colpiti da un lutto si sentono schiacciati da un peso emozionale che impedisce di vivere correttamente il mondo esterno in cui si è collocati. In linea generale è possibile affermare che l’essere umano è in grado di superare in autonomia un lutto di media entità entro circa 18 mesi. Con lo stato di accettazione intendiamo un ritorno alla vita che veniva precedentemente condotta, senza particolari limitazioni che rischiano di compromettere la propria esistenza. Di conseguenza, quando si parla di lutto patologico? Sebbene sia difficile dare una definizione certa di tale status clinico, è importante chiarire - con Bowlby - che la morte di una persona cara diventa sintomatica quando la vulnerabilità del soggetto eccede i limiti di normale tolleranza della sofferenza. Le manifestazioni che si connettono a tale fenomeno sono:

  • sensazione di stordimento;
  • ansia in differenti forme;
  • irrequietezza; senso di colpa;
  • perdita del desiderio sessuale;
  • intensa tristezza.

Comprendere che la propria condizione necessita di un aiuto esterno per essere superata è il primo passo utile con cui il paziente può tornare alla vita sotto la guida fidata di un terapeuta in grado di comprendere i suoi bisogni. Non soltanto la fase di reintegrazione risulterà più agevole e rapida, ma anche gli step compiuti con fatica e impegno da parte della relazione clinica saranno stabili e certi in futuro, senza per questo portare il soggetto in un nuovo stato di sofferenza emotiva.

Affidarsi a professionisti competenti, dunque, è l'atto di coraggio di quanti vogliono mantenere inalterato il proprio status fisico e psichico, in onore della persona venuta a mancare. Le terapie, di contro, si sono fatte sempre più specifiche e adatte alla casistica di ogni paziente, in modo tale da operare in maniera rapida, efficace e rispettosa delle tempistiche utili all'accettazione del lutto. L'elaborazione passa attraverso un percorso personologico di indubbia utilità, attraverso cui l'individuo può tornare a percepire la vitalità e la coesione del proprio Sè.


Articolo a cura della
dott.ssa Elena Michelis
Psicologa Psicoterapeuta da Alba

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Dott.ssa Elena Michelis Psicologa Psicoterapeuta
Cuneo

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